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Terminata la struttura architettonica interna della nuova chiesa di Santa Sofia, e dopo la consacrazione da parte del vescovo di Adria Arnaldo Speroni avvenuta nel 1792, restava da abbellire la chiesa con affreschi. Nel 1794 Don Scipioni chiamò Tommaso Sciacca, noto pittore già attivo a Lendinara preso il Santuario del Pilastrello e in Polesine. Su probabile input dello Scipioni, Sciacca si mise subito all'opera e preparò il bozzetto per dipingere Il Trionfo della Religione nella cupola della crociera. Ma proprio al momento di iniziare l'impresa, Sciacca venne a mancare. Don Scipioni allora chiamò Giorgio Anselmi, famoso pittore veronese di quel tempo, che partendo molto probabilmente dai disegni dello Sciacca, dipinse e completò, nel 1795, Il Trionfo della Religione, ispirata all'Apocalisse di San Giovanni Evangelista. L'opera è stata oggetto di restauro un paio di volte, l'ultima nel 2005, e in questa occasione la bellezza del risultato ha consigliato di togliere il baldacchino che limitava la visione degli affreschi ai fedeli.
Lo stesso Don Domenico Scipioni, così descrisse il soggetto scelto per l'affresco:
“La grandiosa figura protagonista riguardante l'ingresso della chiesa dalla porta maggiore, è l'Eterno Padre che in faccia al tempio della città di Dio (la Gerusalemme Celeste) è in atto di accogliere colla destra l'Agnello divino, a cui presenta il libro chiuso coi sette misteriosi suggelli della redenzione fatta dall'umanato figliuolo. Il tempio è sostenuto da gruppo di sette angeli, ed una corona di sette puttini, che con variati scorci si tengono l'un l'altro per mano, formano la gloria fino a mezzo del convesso, ed altri a tinte basse e a chiaroscuro danno risalto alle principali figure. Dall'arcata, a sinistra di chi guarda, un angelo precede foriero la religione, grave e decorosa matrona, che ritta sul carro tirato dai simboli degli Evangelisti, tenendo nelle mani il calice e la croce, dirige il suo viaggio al tempio eterno. Un altro angelo la segue portando il triregno, insegna del suo gerarca in terra. Alla parte opposta cominciano i contrapposti, e dopo un altro grand'angelo che verso il tempio compie il semicerchio della visione, seguono i simboli dell'eresia, della dissolutezza e del tirannico impero delle nazioni: l'Idra colle sette teste coronate, sul capo delle quali scorre un puttino, con una fiaccola accesa, mentre un altro vi sta sotto da una parte, ridendo di quello, come scherzo e trastullo, significando il divino potere a distruggere coi più deboli mezzi le forze più grandi ed altere. Viene appresso il dragone colla testa in forma di uomo orrendo e traendo colla coda avviluppate le stelle del firmamento, intese per gli angeli prevaricatori, ferito dall'alto con un'asta da un celeste campione, atteggiato con tutta la forza del disegno; la meretrice, intesa per la empietà ed irreligione; indi segue un altro grande angelo che, con ambe le mani tese addietro, tenendo come per nausea all'opposto la faccia, versa un'urna di zolforoso vapore sulle cime della città di Babilonia. Finalmente nell'ultima arcata sta l'evangelista, e a' suoi piè è l'aquila, in atto di scrivere l'Apocalisse sul libro aperto, sorrettogli da un angioletto, mentre un altro di grandiosa figura lo sormonta, dettandogli la visione e tenendo in mano un'aurea canna da misurare santa città di Dio. Due angeli laterali e molti puttini, parte coloriti e parte indietro a chiaroscuro, formano una seconda divergente Corona”.